Non si arresta lo scontro sull’Azienda Speciale Consortile Cava–Costa d’Amalfi (ASCCCA). Dopo mesi di rilievi, segnalazioni e note ufficiali inviate dai Comuni della Divina, continua a emergere un quadro a dir poco inquietante sulla gestione dell’Ente metelliano e sullo statuto che ne regola l’organizzazione. Il commento dell’avvocato Giovanni Del Vecchio, pubblicato in un post sui social, la dice lunga su quale sia la reale direzione che qualcuno vorrebbe imporre: emerge il rischio di un aggiramento delle norme regionali, piegando il sistema alla logica di una nomina “ad personam” di un Direttore Generale che non avrebbe i requisiti dell’iscrizione regionale per poi fare un quesito al Ministero: perché non farlo prima il quesito al Ministero, prima di modificare lo statuto con un articolo a norma di legge con uno che da poteri al CdA di disattendere la normativa regionale?.
Il disegno appare chiaro: da un lato modificare lo statuto con richiami fuorvianti, dall’altro “guadagnare tempo” chiedendo un parere ministeriale che – è evidente – non potrà che confermare la prevalenza, nello specifico, della normativa regionale in quanto materia concorrente. Nel frattempo, però, l’ASCCCA rischia di incorrere poi in sanzioni, con danni a cascata sull’intero sistema dei servizi sociali territoriali.
In questo scenario pesa come un macigno l’inerzia dell’assessore regionale alle Politiche Sociali, Lucia Fortini, e di qualche dirigente. Per quanto è dato sapere, nonostante i numerosi solleciti e richieste arrivate anche per le vie brevi da amministratori della Costiera amalfitana, non si è assistito a un intervento concreto e chiarificatore. L’unico atto ufficiale, una lettera inviata ai primi cittadini, tra l’altro sembra in maniera irrituale, appare più come un documento di facciata che una presa di posizione netta: un testo politico, infarcito di buone intenzioni, che si limita a richiamare la “premialità” del 20% sulle risorse da trasferire, un incentivo che – a ben vedere – rappresenta poca cosa, appena sufficiente a coprire le spese di cancelleria di un ente. Il rischio, denunciato con forza da Atrani e Positano, è che la logica dei “dei centri decisionali” di Cava e di qualche silente sindaco della riviera amalfitana prevalga sul confronto democratico e sulla legalità, svilendo la funzione stessa degli altri sindaci e calpestando la volontà dei consigli comunali che hanno approvato schemi statutari diversi da quelli poi trasfusi nel rogito notarile.
Un atteggiamento, questo, che mina la fiducia dei territori e rischia di compromettere la credibilità dell’intero Ambito, con il concreto pericolo di un progressivo smantellamento del Piano di Zona, fino a una sua chiusura di fatto per forzare la nascita dell’ASCCCA nonostante le criticità ancora irrisolte.
Tale scenario chiama in causa direttamente anche la Regione Campania, che ha per legge un ruolo di vigilanza e coordinamento sui Piani di Zona e il dovere di garantire la continuità dei servizi sociali essenziali. E qui la domanda è inevitabile: dove era la Regione negli ultimi sette anni, quando il Fondo Povertà non veniva utilizzato? Com’è possibile che risorse destinate alle fasce più fragili della popolazione siano rimaste ferme senza che da Palazzo Santa Lucia partissero azioni correttive? Questo silenzio rende ancora più grave l’attuale inerzia, perché dimostra che le criticità erano note e tollerate da tempo.
A confermare il quadro arrivano due ulteriori segnali: da un lato, il duro commento pubblicato da Ulisseonline che parla senza mezzi termini di “disastri” nella gestione politica e amministrativa dell’ASCCCA (LEGGI QUI); dall’altro, la denuncia ufficiale della CISL di Salerno (LEGGI QUI), che mette in guardia sulla grave carenza di assistenti sociali nell’Ambito S2, con il rischio concreto di uno stop ai servizi fondamentali. Due voci diverse che convergono nello stesso allarme: il sistema è al collasso e serve un intervento immediato.
La verità è che senza un chiarimento immediato da parte della Regione Campania, si rischia di far sprofondare il piano di zona e trasformare l’ASCCCA nell’ennesima vicenda confusa e opaca : un carrozzone costruito più per soddisfare equilibri di potere che per garantire servizi efficienti e trasparenti.

